La psicomotricità è una metodologia che offre opportunità diverse nell’accompagnare la persona nella relazione di aiuto, partendo dalle potenzialità del soggetto e nel conferire al corpo e al movimento un ruolo fondamentale, accompagnare l’individuo verso la propria conquista dell’unità e della coerenza della propria vita psichica e sociale. La psicomotricità funzionale si differenzia dai modelli che studiano solo il movimento anziché l’inter-funzionalità e l’interrelazione delle diverse manifestazioni nonché l’implicazione del sistema nervoso centrale.
Intervenire sulle difficoltà attraverso il corpo e il movimento diventa un approccio nuovo e originale diverso dai consueti modi d’intervento. Immedesimarsi nel soggetto che vive questa difficoltà è importante, questo sentirsi inefficace, spesso richiamato da riabilitazioni che lavorano solo sulle difficoltà, dove il soggetto è continuamente posto di fronte alla propria inefficacia. Passare da altre porte d’ingresso come il corpo e il movimento dove la persona trasforma il senso di inefficacia in efficacia, grazie alla percezione positiva che riceve da questa esperienza.
Non sembra possibile pensare che il corpo e il movimento possano vicariare quel complesso processo che è lo sviluppo della persona.
Volendo evitare condizionamenti impone sapere come si conquistano e si consolidano le abilità funzionali “poiché il nostro obiettivo non è quello di sostituirsi al bambino, ma lasciare ad esso la riuscita e il successo in funzione dello scopo che persegue, lasciare spazio all’intenzionalità, il contrario di quello che viene fatto nel condizionamento in cui, per far raggiungere un obiettivo vengono indicate perfettamente le modalità che deve usare per riuscirvi
L’originalità dell’intervento psicomotorio funzionale sui soggetti in difficoltà sta proprio nell’andare a lavorare su quei prerequisiti che sono fragili per mancata esperienza, oppure per aumentare la disponibilità apprenditiva attraverso una serie di movimenti che vanno ad attivare circuiti neuronali capaci di risvegliare nuove disponibilità.
Non si tratta di attivare protocolli predefiniti ma al contrario riuscire grazie all’analisi funzionale a costruire percorsi “cuciti” addosso alla persona nella propria unicità.
A chi è rivolto: bambini inseriti nello spettro autistico, disprassici, paralisi cerebrali, disabilità intellettive, impaccio motorio, attenzione e iperattività. Bambini che vivono difficoltà temporane legate ad eventi traumatici. Bambini con sviluppo tipico che devono acquisire i pre requisiti necessari per la scolarizzazione.
Ambiti d’intervento: